Marco Condrò: affascinante evoluzione del colore

di Lisa Di Giovanni

Non capita tutti i giorni di imbattersi in un quadro e pensare si tratti di una foto ad alta risoluzione.
Ebbene, questa è la sensazione che avrete nel guardare i lavori di questo pittore a dir poco geniale, maestro del colore e amante della perfezione reale.
Marco Condrò nasce a Siracusa nel 1974. Frequenta il I Liceo Artistico di Roma e successivamente segue e si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti della stessa città, con il massimo dei voti e lode.
Molte delle sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Attualmente vive e lavora a Roma.
È un artista che non ama apparire, ma preferisce dar voce alle sue opere d’arte. Attento ed esigente è sempre alla ricerca della perfezione, del reale.
Non si pone limiti e, soprattutto, non scende a compromessi quando si tratta della sua libertà creativa.
L’unico che può confonderlo è il colore, protagonista assoluto e musa.
ftNews vi lascia a queste intense sfumature di Condrò!

Quando ha iniziato a dipingere? Si diventa artisti perché si possiede un dono oppure per gli studi che si perseguono?
Ero un bambino avevo circa sei anni quando ho iniziato ad avere la necessità di disegnare e colorare in modo più intenso rispetto ai miei coetanei. Lo studio è sicuramente alla base di tutto. Non si smette mai di studiare. Per quanto riguarda le scuole artistiche e/o le Accademie di Belle Arti possono servire, se si trovano bravi insegnanti, per le basi e per ampliare le proprie conoscenze. Ovviamente il “dono” fa la differenza ed è necessario se parliamo di artisti.

Nel corso degli anni ha abbracciato diverse correnti artistiche, come è approdato al fotorealismo e iperrealismo, soprattutto perché?
Avendo iniziato molto presto ho avuto una strada piena di sperimentazioni, contaminazioni e influenze. Penso sia normale in un arco di tempo di più di 30 anni.
Avevo la passione per il realismo anche quando facevo cose che, apparentemente, potevano sembrare totalmente opposte. Ho sempre sostenuto che lo studio dal vero sia la base per poter intraprendere un discorso pittorico di qualunque genere, anche astratto.
Ad un certo punto del mio cammino c’è stato un ritorno al figurativo ed è stata, comunque, un’evoluzione naturale del mio percorso artistico che si manifesta oggi con un realismo estremo.

Le sue opere sono straordinariamente realizzate. Quali sono i trucchi per arrivare alla perfezione?
Nei miei dipinti non ci sono trucchi. Lo voglio precisare perché, purtroppo, qualcuno utilizza sul serio dei trucchi, come la stampa su tela, per le loro “opere” iperrealiste.
I miei lavori sono realizzati partendo da uno studio iniziale della composizione effettuando fotografie ai soggetti che desidero rappresentare. Una volta trovata quella giusta si inizia con il disegno sulla tela.
Il tempo di realizzazione di un dipinto è molto lungo. Normalmente ho bisogno di tre/quattro passaggi di colore, oltre alle velature, per poter raggiungere la conclusione dell’opera.
Per quanto mi riguarda la perfezione non esiste. Forse c’è la percezione della perfezione che è data dalla resa del dipinto: a volte un quadro (iperrealista o fotorealista) può sembrare perfetto se osservato ad una certa distanza ma se ci avviciniamo possiamo notare anche le pennellate non del tutto sfumate.
Quindi l’importante è l’effetto visivo che un dipinto può dare se osservato nella sua complessità.

Realizzare un quadro richiede moltissime ore di lavoro, conoscenza profonda degli strumenti e materiali, riesce a conciliare lavoro e vita privata?
È vero, la realizzazione di un dipinto, soprattutto nel mio caso, richiede un lavoro molto lungo. Lavoro e vita privata a volte si sovrappongono. Al momento la pittura ha sicuramente la priorità.

Perfezionismo e tecnica cozzano con la libertà creativa che lei predilige, cosa fa per colmare questo divario?
Non penso che le due cose non vadano d’accordo. La creatività, nei miei lavori, nasce con la scelta dei soggetti, delle composizioni, delle luci etc… e la tecnica è una conseguenza della realizzazione del dipinto.
Ho deciso di non accettare più commissioni che non mi diano libertà creativa, che mi leghino a stereotipi banali e già visti.
Quindi quello che attualmente realizzo è quello che voglio fare.

Contrasti, sfumature, ombre, luci e superfici particolari qual è il suo rapporto con il colore?
In tutte le varie esperienze espressive che ho fatto il colore è sempre stato il protagonista. È l’essenza dei miei lavori. Cerco di trovare contrasti visivi soprattutto tra colori complementari.
Importante è anche la ricerca delle superfici, trasparenze e chiaroscuri sono elementi che fanno parte dei miei dipinti.
Amo le superfici irregolari delle noci, le sfumature dei colori della frutta, le trasparenze della plastica colorata e quella della carta velina bagnata. Tutto questo è colore.

Ha un riferimento a livello artistico passato o attuale e se potesse usare la macchina del tempo in quale epoca si teletrasporterebbe?
Riferimenti ne ho avuti sicuramente. Penso sia essenziale averli nel periodo in cui si inizia e può essere importante anche studiare tecnicamente gli artisti del passato.
Ho avuto influenze dai maestri del Rinascimento, del Manierismo e Neoclassicismo, ma si arriva ad un punto che bisogna andare avanti con il proprio percorso portando con se ciò che si è appreso.
Non so in quale epoca mi teletrasporterei, forse nel futuro! Per la curiosità di vedere cose che ancora non conosciamo.

Afferma di non essere mai soddisfatto delle sue opere, quasi a rifiutarle? Eppure quando dipinge perde la cognizione del tempo, come se fosse innamorato?
Non sono quasi mai soddisfatto, è vero. Ma non rifiuto i miei lavori. A volte ho bisogno di staccarmi da un quadro in esecuzione per poi riprenderlo successivamente.
Non c’è sempre un rapporto di amore con la pittura. Però la cognizione del tempo si perde, è inevitabile, sia per la concentrazione sia perché non è un vero lavoro, è qualcos’altro.

Come si vede tra dieci anni? Progetti? Sogni?
Non riesco ad immaginarmi tra dieci anni. Preferisco non pensare al futuro ma vivere al meglio il presente. Progetti tanti e più che sogni direi speranze soprattutto la speranza di stare in salute e continuare a fare quello che faccio.

Tornerà ad esporre le sue creature? Se dovesse organizzare un evento o una mostra sceglierebbe l’Italia o l’estero?
Sicuramente in futuro ci saranno delle esposizioni. Come ho già detto ho dei progetti da sviluppare. Mi chiede se sceglierei l’Italia o altri paesi. Di istinto le direi l’Italia ma, purtroppo, trovare professionisti seri è molto difficile, ce ne sono ma sono pochi. Quindi non chiudo le porte all’Italia ma è bene guardare anche all’estero.

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